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7/10
Brutto - anzi : orribile - Karma
11 February 2010
E' un documentario di Rithy Panh, il regista franco-cambogiano, abbastanza conosciuto in Francia (ha fatto anche dei lungometraggi di fiction, se non sbaglio, oltre ai documentari, e credo che siano tutti ambientati in Cambogia) Per te che vuoi specializzarti nei documentari, può' essere particolarmente interessante. Il documentario ricostruisce l'organizzazione, la metodologia, le prassi e soprattuto la logica di sterminio surrealista che vigevano nel lager S21 e Rithy Panh mette a confronto alcune ex-vittime (una, in particolare, un pittore sopravvissuto) ed i suoi ex-aguzzini. Nei luoghi ora deserti dell'edificio che aveva servito da base di tortura e "distruzione", le ex-guardie rimettono in scena il loro "quotidiano" di torturatori e guardie carcerarie, aggirandosi in corridoi e stanzone ormai vuote, inveendo, dando ordini, abbeverando, interrogando vittime ormai scomparse, di cui plana pero' il fantasma. La cosa più sconcertante, per noi europei, è vedere la vittima ed il torturatore parlarsi, in maniera pacata, educata, seduti gli uni di fronte agli altri in una stessa stanza, per rintracciare la storia di quell'incubo su terra e cercare di capirsi, o quantomeno di giustificarsi. Sconcertante il candore e la dovizia di dettagli nelle confessioni degli aguzzini, come se questi non potessero o non volessero mai sottrarsi alla verità storica dell'accaduto. Nessuno sembra dissimulare, nascondere, inventare, omettere sebbene nessuno riconosca veramente le sue colpe. Inimmaginabile alle nostre latitudini. Disturbante. Decisamente un brutto karma.
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6/10
Tra Bisanzio ed il Corano
11 February 2010
Warning: Spoilers
"Karanlik Sular", che si potrebbe tradurre con "Il racconto del serpente", è una produzione indipendente turca molto originale, un film di vampiri decisamente arty tanto sconclusionato dal punto di vista scenaristico quanto riuscito ed intrigante dal punto di vista stilistico. Evidente l'influenza, o quantomeno la prossimità artistica, al cinema di Lynch. Pare che i lavori di video-arte di ataman siano ancora più interessanti del suo lungometraggio, che soffre brutalmente di una produzione mediocre. I dialoghi, soprattutto in inglese, sono assolutamente puerili. I personaggi turchi sono per lo più convincenti, affascinanti, al contempo grotteschi, buffi e inquietanti mentre i due studiosi stranieri (l'americano ed il francese) non si sollevano mai dalla macchietta da b-movie. Sorprendentemente efficaci i dettagli, alienante (e in questo senso profondamente lynchiana) la capacità a far nascere una sensazione di straniamento da un semplice gesto o movimento. Ancor più che calda, la fotografia è densa, satura, ed abbastanza torva. L'atmosfera, vampiresca e tenebrosa, a volte è sanguigna (molti i rossi) a volte diafana (molti i blu) ed a tratti ricorda un altro cult arty-horror degli anni ottanta, lo spagnolo "tràs el cristal" di augusti' villaronga (in cui i colori freddi erano comunque decisamente dominanti). Peccato che la sceneggiatura sia cosi maldestra ed i dialoghi a dir poco un'afflizione. Insomma, i momenti pietosi, purtroppo, non mancano. La cosa più sconcertante è che questi dialoghi seguono un'introduzione a dir poco elegiaca in cui una voce off narra, con una raffinata retorica mistica (coranica?) il contesto storico, o piuttosto mitico, da cui si ispira il film... Come possano convivere nello stesso film due espressioni cosi radicalmente antinomiche, difficile spiegarselo. Belle le immagini di una Istanbul decadente, un po' putrida, sensuale, e l'atmosfera inconsueta, a cui l'ex-Bisanzio si presta magnificamente, a metà strada tra il gotico cristiano che tutti conosciamo ed un "gotico" islamico, per noi esotico. Memorabile l'esordio (ed il finale) del film : un travelling di volti di donne di una certa età che stanno guardando un film, dei visi commossi, un po' sfatti, un "catalogo" di volti di Madri Turche illuminati dalla luce bluastra emanata dallo schermo di un cinema che proietta un film.. che lo spettatore si accinge a vedere... E il film in questione narra la storia di una madre, appunto, alle prese con la morte del figlio, morte a cui non si rassegna e sulla quale pesa una maledizione. Alcuni incontri con diversi personaggi (alquanto improbabili) la porteranno ad avvicinarsi (ma neanche di tanto) a questo figlio defunto.. Insomma uno di quei film a metà strada tra l'opera prima di un maestro ed il b-movie scalcinato, che fanno rabbia per lo spreco di talento. Uno di quei film che, per goderselo ed apprezzarlo, va visto a squarci, e non tutto intero, o quantomeno non dall'inizio alla fine ! Con il sostegno di una sceneggiatura ben costruita e con una migliore direzione d'attori, Ataman ha sicuramente le carte in regola per fare parlare di sé.
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Tri dcéry (1968)
8/10
Monastero contro partito
8 February 2010
Warning: Spoilers
"Tre figlie" trae spunto da una ballata slovacca che narra la storia di un padre che, per non dividere l'eredità e lasciar tutto al maschio, ha piazzato le tre figlie in convento ed ora va in cerca di loro perché ne ha bisogno. Adattato alla realtà della Cecoslovacchia della collettivizzazione comunista, è la storia di un contadino possidente (culacco) cacciato dalla sua terra verso un villaggio... che non esiste! Abbandonato dal figlio nel bel mezzo di questa odissea verso una meta kafkiana che esiste solo nella cartografia di qualche burocrate crudele e faceto, vaga di figlia in figlia: una spretata che rimpiange di non aver avuto figli, una suora che si occupa di handicappati e storpi e l'ultima, la più giovane, indecisa tra la rassicurante "famiglia" della congregazione di sorelle, ed il corteggiamento di un ingegnere beffardo che collabora con i quadri del partito venuti ad organizzare la mietitura ed "ristrutturare" quell'inconsueto collettivo di lavoratori (le suore, appunto). Sarà quest'ultima l'unica a concedere un benigno asilo al padre, a nasconderlo per porre fine all'esilio a cui la collettivizzazione forzata lo ha costretto. Almeno fino a quando non rimarranno, lei ed il padre, vittime dello scontro tra due ordini repressivi, quello antico: monastico, e quello nuovo: collettivista.

Splendida la scena in cui dei quadri del partito, per denaturare la scelta "non-conforme" delle suore, vanno a comprar loro dei tessuti a fantasia (orrendi) affinché rinuncino alla loro uniforme, simbolo di adesione e schiavitù ad un ordine autoritario che non è più quello al potere. Forse per l'inettitudine dei "quadri" - dei contadini analfabeti sciancati, approssimativi e irresoluti - forse, soprattutto, per la penuria di beni della società comunista, le suore si ritrovano tutte vestite della medesima tunica monacale a fiori, grottesca caricatura di una "libertà" e di una "individualità" imposte dall'alto e quindi paradossali.

Da che parte stare? Dalla parte dei quadri del partito, gente semplice, pragmatica, piuttosto codarda, che crede a metà in quello che fa, che agita qualche idea progressista ("la libertà, la liberazione, l'individualità, il divertimento") ma fa regnare, più o meno sottilmente, più o meno bonariamente, l'asservimento generale - anche a suon di banchetti, feste affogate di birra e concertini gitani offerte ai lavoratori - oppure dalla parte di un gruppo di austerissime suore che dormono su panche di legno, vestono di grigio e di nero e martirizzano la carne e rinunciano ai piaceri materiali in nome dello spirito? Dalla parte delle suore costrette loro malgrado a ballare insieme a contadini gioiosamente ubriachi? O dell'ingegnere sardonico che offre un amore - sincero? duraturo? liberatorio?-ad una giovane bella ragazza infagottata in una tonaca che non ha veramente scelto? Il film è stato girato all'inizio degli anni sessanta ed è finito, naturalmente, direttamente su uno scaffale senza passare per una sola sala di cinema. L'unica cosa che bisogna riconoscere agli stalinisti, rispetto ai nazi, è che almeno archiviavano le opere proibite, invece di bruciarle.
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8/10
Una prigione di fruste e merletti
8 February 2010
Warning: Spoilers
Avvincente e drammatico, "La residencia" è un film d'orrore dal taglio gotico a metà strada tra "The innocents" (di cui copia spudoratamente, per esempio, la scena del viso truce contro il vetro sporco della serra botanica) e Suspiria, che con grande probabilità ad esso si è ispirato.

La residencia di Serrador è un collegio femminile dove giovani ragazze "in difficoltà" o poco docili sono educate, o piuttosto, addestrate ad essere obbedienti, graziose e ... caste. L'arrivo di una nuova recruta permette allo spettatore di essere introdotto ai luoghi, ai personaggi, ai rituali "pedagogici" ed alla gerarchia, più o meno ufficiale, di questa scuola-prigione. L'arcigna e severissima direttrice ed il suo figlio adolescente, timido e cagionevole, che spia le ragazze non appena ne ha l'occasione e che la madre soffoca con cure morbose impedendo, pure a lui, di uscire; il giardiniere torvo e bifolco; e naturalmente l'esercito di recluse, alcune mansuete e rassegnate, altre più insofferenti, tra cui si distinguono la più insubordinata di tutte e, dall'altro lato, la "capoclasse" e le sue scugnizze. Sono queste tre figure, capeggiate dalla diabolica Irene, i segugi minacciosi e perfidi, gli avamposti del potere nel dormitorio, quelle a cui è delegato il compito infame di tradurre l'ordine pomposo e perentorio dell'istituzione nella violenza più abietta, compiaciuta e bestiale, quelle che amministrano, come delle vere guardie carcerarie, tormenti, favori e ricompense... comprese le più oscene e scabrose...

Il film di Serrador è sorprendentemente perverso e truculento per l'epoca e ci si chiede come abbia potuto sopravvivere alla forbice del potere: siamo nel 1969 e l'impietosa censura di Franco si assicura della "conformità" morale delle espressioni artistiche affinché l'ordine clericale e machista che ne è il piedistallo non sia mai contestato o sbeffeggiato. Probabilmente il fatto che il collegio sia situato in Francia è bastato a rassicurare i censori franchisti.

Irriverente e malizioso, Serrador raggira tra l'altro una censura balorda e ne sfrutta, suo malgrado, i pruriti sessuofobi, rendendola complice di scene particolarmente maliziose ed insolite, la cui "stravaganza", innaturale, interpella la spettatore la cui attenzione finisce proprio col concentrarsi su cioé che doveva essere occultato o dissimulato. Esemplare, la scena delle docce, in cui le ragazze, a cui la censura vieta di mostrare il corpo nudo, si lavano... vestite di una tunica bianca!! suggerendo una nudità il cui soffio sovversivo terrorizza le autorità. Impregnate d'acqua, queste vesti bianche aderiscono - unico momento del film - al corpo della carne, quello vero, quello naturale, e non a quello semi-geometrico idealizzato da un guardaroba pressoché cubista.

"La residencia" dispiega un armamentario ormai arci-classico (e già un po' scontato) di innumerevoli porte, corridoi, chiavi e chiavistelli, di serrature e di spiragli, di soffitte e scantinati, di carceriere represse dalle tentazioni saffiche, di scudisciate voluttuose su schiene per un attimo nude, di cicatrici dietro ciocché di capelli che si sciolgono non per l'amore ma per la tortura.

Le "scene di sangue" sono poche, a volte più malinconiche e tristi che non raccapriccianti, incisive ma esteticamente "raffinate". Ad essere particolarmente brutali, piuttosto, sono le occasionali, repentine esplosioni di ferocia e di sadismo, che il montaggio e la musica aiutano a rendere vorticose ed inebrianti, a cui si lasciano andare le aguzzine non appena la mano padrona che tiene la catena allenta la presa e ingiunge di eseguire il castigo. Una liberazione, uno sfogo a quella ferocia ed a quel disprezzo che sono nutriti costantemente ma imbrigliati in maniera che di essi si possa fare un uso "educativo" mirato, una sorta di truce, ignominioso corredo alla litania di buone maniere, di preghiere, di letture che nessuno si degna ascoltare, di dettati soporiferi, di attività servili e noiose, di ordini imperiosi e sferzanti.

La sceneggiatura è discretamente abile nel condurre lo spettatore su più piste, secondo la tradizione già classica del giallo. Il dubbio sull'identità dell'assassino funge anche qui da cassa di risonanza ad un'inquietudine diffusa, ad una perniciosa sensazione di sospetto e di minaccia. Peccato che la conclusione del film, un po' secca e sguaiata, non sia all'altezza degli sforzi scenaristici precedenti.

Magistrale la colonna sonora, degna di un Morricone. I colori, caldi ma tetri (molti gli ocra ed i marroni), folgorati brevemente da qualche rosso febbrile, rendono bene l'atmosfera polverosa e rancida ed allo stesso tempo sensuale in cui si agitano le eroine di questo dramma della crudeltà e della castità imposta, i cui obiettivi sono solo due: amare (o anche solo fornicare) ed evadere.

Ineccepibile il guardaroba, una sfilata di corsetti e camicette, fiocchi e merletti, cinture e spille, abiti che à mo' di uniformi conferiscono ai corpi un 'andatura marziale ed elegante, dalla grazia particolarmente sinistra, tessuti che fasciano, cingono colli, polsi, petti ... vite.... in cui il sangue scorre indomito ma le cui pulsioni sono incanalate verso ripetitive e monotone che richiedono una dedizione ed una precisione maniacali (il film è un susseguirsi di esercizi di danza, di lezioni di ricamo e di attività botaniche)...

"La residencia" è una metafora raffinata ed allo stesso tempo un attacco frontale all'ossessione franchista per la disciplina, al suo conservatorismo sociale e sessuale ed alla sua struttura di potere, che, come sempre accade nelle dittature, è purtroppo meno verticale di quanto non sembri poiché si appoggia sul servilismo, il mimetismo e la codardia dei sudditi.

benvenuti in una prigione di merletti..
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4/10
goofy, ridiculous, badly acted and probably racist
6 December 2008
Warning: Spoilers
let's tell it straight away: it's pretty badly acted, Liz Taylor is awful, on a psychological point of view, and probably even in those years, the reactions of people seem to be ridiculous, plenty of goofs (Liz Taylor doesn't sound as a lunatic at all, but when she runs away from the room in the hospital, no-one gets out and look for her, etc.), the history of a bunch of cannibal children in Spain is the most grotesque thing ever seen in a movie, you would laugh it away if it weren't just so sordid, carachters are not thick at all, look at Montgomery cliff's one for instance. also, all that babbling about god and the cruelty of life is not well-developed and ends up being confused and sounds pretentious. Dull and sordid at the same time, gross and self-indulgent. - my English is poor, but my belief is as sound as rock ^^ -
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2/10
funniest film of the year
28 November 2007
Warning: Spoilers
I am looking in my memory if i can find a worse nutty screenplay in some obscure 70's b-movie but i really can't think of anything so ridiculous and grotesque that is at same time so "ambitious". except for some good filmography, the movie is a real disaster. A large variety of cheap exotic stereotypes that remind of commercials, a confusing, silly and pretentious mixture of fashionable oriental philosophies, low-budget science-fiction, the exorcist, ultra-shallow pseudo-philosophy on human consciousness and time. (But plenty of big, "difficult" words to make you think this is really serious stuff, man!) I could quote some really funny dialogs: "what birds do they have in Malta" "that's a Maltese falcon" (surely very typical of Malta, no doubt about it!) "when i saw you in the cavern, i thought that if i had been 3 or 4 years older, i would marry you" (why the damn just three or four years older???) "the metha... what is that??" anyway, you must see it - and hear it - to believe it. I specially found hilarious the part where Tim Roth invents his own language and start babbling something in a very funny language and also the part where the girl continuously goes through exorcist-like night crisis and each time swtiches to a different language: Sumerian, Babylonian (maybe northern Babylonian?) And the haunting question: where do you want me to put the third rose? (and everyone secretly thinking: up your ass!!!) I really felt ashamed for poor Coppola but still it was hilarious. Movies like this must have a serious psychiatric impact on the public.
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5/10
grim, sordid, art-house movie
14 October 2007
Warning: Spoilers
This movies teaches what several other movies have taught us about rural Romania: men get drunk all the time, women get easily raped, everyone is pretty fiery tempered and seek revenge, everything is sordid and backward and violence is pretty much anywhere. Well, i've been told that rural Romania is not exactly a very "happy place to be", with serious problems of alcoholism and woman beating, but yet this is a little bit too much i'm afraid. All the elements of decadence typical of a certain kind of very arty art-movies is displayed all along the movie (included some unnecessary violence on animals - a pig getting slaughtered, a goose having its head cut - that alway give the spectator that disturbing, creepy feeling he's seeking for. The "hero", a butcher, comes back home from prison and during the journey, by gambling, he "wins" the body of the other card player's wife to use (well, he rapes her in the train toilet). At home he discovers that his wife has been raped (again?) by his own brother one night when he was drunk and that now she's pregnant. He decides to run away and kills his own brother while her wife and mother get burned alive by the Gypsies seeking revenge. He comes back to the village (the Gypsies being blamed for his brother's murder too) where a charming girl he used to have sex with tries to seduce him again (who cares if he lost wife and mother one night before? lust is lust) - anyway we can imagine Romanian wives don't expect their husband to be monogamous as far as they don't get raped or beaten up. And so on... Unpleasant to watch, not really surreal yet not really naturalistic, quite well-acted, grim, sordid, and hopeless. I am not into Hollywood movies or Walt Disney but i would define this a rather phony, sordid art-movie more than a real masterpiece.
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4/10
Exploitative "arty" flick
11 October 2007
Warning: Spoilers
I'm sorry, this is no "Noberu Baku" arty film most people expect it to be: amateurish (ok, it was probably made on a very low-budget string), the montage is mostly horrible, characters are more or less psychologically flat. Frankly speaking, i would call this a pretentious, and kind of disturbing, b-movie. On the ethic i heard this is supposed to be sensitive while dealing with delicate issues like child molestation and sexual abuse in general, yet actually it isn't but a quite obvious exploitative flick showing some classical Japanese s/m, that is naked bodies of women wrestling and whipping each other, and an immature yet bothersome depiction and look upon child abuse. Just little brain and little heart in this movie. To be watched only if you are interested in obscure Japanese new wave movies (i do love this period of Japanese cinema) or if you are kinky enough to be seduced by the violent Japanese imagery of humiliation and abuse. P.S.: can't they just screw like "normal" people? ;o)
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2/10
exploitative phony b-movie
25 September 2007
Warning: Spoilers
reprehensible, exploitative, just some under-age quite graphical sexual intercourse to make you shiver a bit (with disgust) among some phony dialogs out of grotesque characters.. most everything is bad, actors (all of them, the child too), photography.. some things, some reactions are so unlikely to take place that i burst out laughing.. just quite a lot of bad taste (where everything feminine is supposed to be whorish and arouse the bestiality of men) and lots of bad intentions. I really don't understand how this could be rated so high but there seem to be thousands of lover of all kind of nasty, cheesy, Italian trash out there (i'm Italian myself, so don't think i'm racist). Who could ever dare to compare this crap to "The spirit of the bee-hive"... oh please!!!!!
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Inland Empire (2006)
5/10
lynch is dead for me
10 February 2007
whatever lynch does, everyone like it. it's just snob-ism i think. Yet i do like lynch myself, but this last movie, frankly, sucks. The digital image is so ugly, so crappy, so yellowish, so "pixelised" that i wished i could watch it on 15" screen instead of the big one of the theater. Most of those "premiers plans" are useless. Music sucks too in this movie. The history is just a multidimensional Mullholland drive-like crap, not that original after all(at least Mullholland drive was a great movie!!), the same old story (Mullholland, lost highways) and poor laura Dern, that i really like, can't but act always the same. How could she act differently with such a screenplay, poor creature? Always that worried what-the-hell-is-going-on face. I just liked the old woman speech and face, the one coming to see laura at first and the rabbits' room (specially the cruel "pre-recorded" laughing) my English is poor, sorry.
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7/10
beautiful images but not enough soul
22 January 2007
Well, i don't really think this movie is the masterpiece most critics say it is, first of all because, according to me, you can hardly feel a sort of empathy towards the two main characters, their acting is quite poor and they always seem pretty distant, like if they were images more than characters. Moreover, the extreme beauty of some images, the camera "overwork" compared to the poverty of the acting and the lack of in-depth of the characters, makes the film look magnificent but also formalist, "manieriste" at the same time. Very interesting to watch, but most of the time emotionally dull and boring.. As a consequence, even the "maestria" of the camera get sometimes annoying.. (i'm not a native English-speaker... i wish i could tell it in better words..)
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